Scientific Essay from the year 2006 in the subject Biographies, University of Rome Tor Vergata, language: Italian, abstract: La figura di Roberto Lupi (Milano 1908 - Dornach 1971) desta attenzione per il suo attivo e prolifico eclettismo artistico: fu infatti pianista, violoncellista, direttore d'orchestra, teorico, didatta e compositore tra i più fecondi della sua generazione. Stupisce l'assenza di studi monografici o di contributi critici, e quindi di una bibliografia specifica al riguardo. Tale situazione sembrerebbe collocare l'opera del musicista milanese nell'alveo di una schiera di compositori che, nati tra il 1900 e il 1910, verrebbero quasi anonimamente classificati quali epigoni della cosiddetta 'generazione dell'Ottanta'. In realtà, la posizione, umana ancor prima che artistica, di Roberto Lupi, sfugge ad un tentativo di normalizzazione storica e artistica che esuli da una complessa analisi del suo operato. Questo si prospetta oggi attraverso le sue partiture, la maggior parte delle quali non edite ed i suoi scritti teorici, preziose perle rivelatrici di un pensiero tra i più meditati ed originali della sua epoca. Esaminare la sua produzione compositiva e teorica considerata all'interno del suo contesto storico e delle loro conseguenti reciprocità di influssi è condotta su una personalità musicale che già in vita aveva involontariamente generato una sorta di mitologia della solitudine. L'autoisolamento di Lupi, più volte adombrato, risponde in realtà ad un rigore interiore fondato su una concezione sacrale della musica, di cui avvertiva tutta la perdita nel secolo del trionfo del materialismo meccanicistico.L'esame della personalità del musicista rivela una enorme ricchezza di espressione, incanalata tanto negli scritti teorici quanto nel nutrito catalogo delle sue composizioni, e nella didattica. Profondo conoscitore delle regole alla base della composizione tonale occidentale, nelle sue composizioni rivela un eclettismo che non è mai gesto musicale corrosivo o allusivo, ma sempre meditata espressione trasferita nei suoni: a partire da un accostamento, nelle composizioni degli anni Quaranta, agli orientamenti musicali di Alfredo Casella o di Ildebrando Pizzetti, la scrittura musicale di Lupi acquista nel tempo una spiccata individualità. Questa si rivela dapprima dell'approdo ad una personalissima dimensione teatrale negli anni Cinquanta, in cui al dato musicale unisce una profonda concezione spirituale che negli stessi anni andava sviluppando tramite un'adesione all'Antroposofia, e nelle composizioni degli anni Sessanta è raggiunto un equilibrio col passato.